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CANVASES, CARATS AND CURIOSITIES

Antiquariato

Madreperla per grandi intarsi

ANTIQUARIATO, April 2009--

(Italian original, English Translation Below)

Dall'antica Siria alla Francia Déco, questo materiale

organico e opalescente ha sedotto gli ebanisti

di tutto il mondo grazie alla sua resistenza e versatilità

di Fabiana Fruscella

e nel Rinascimento c’era qualcuno che di collezionismo ne capiva, e parecchio, erano i Gonzaga. Bulimici nella loro corsa all’acquisizione di ogni genere di capolavoro, imbottirono letteralmente le gallerie di Palazzo Te a Mantova di dipinti, sculture, cammei, oggetti esotici. Questi ultimi erano ricercatissimi in seguito alla moda, sempre più diffusa tra le corti europee,delle Wunderkammer, quelle “camere delle meraviglie” che tutti i principi degni di tal nome dovevano esibire: dal castello di Ambras a quello di Rosenborg fino, appunto, a Palazzo Te. I Gonzaga fecero incetta di mirabilia e naturalia fra cui anche oggetti fantastici impreziositi da madreperla.

Materiale iridescente dall’aspetto setoso, ma duro e tenace, la madreperla è ricavata dall’interno delle conchiglie di alcuni molluschi, in particolare le ostriche, e non poteva mancare negli antri dello stupore del XV e XVI secolo. Nei quali si univano utile e naturalia: come le coppe costituite da gusci di nautili montati in argento e vermeil nelle botteghe degli orafi di Amburgo, Augusta e Norimberga,ancora oggi molto apprezzate dai collezionisti, pronti a spendere cifre importanti per aggiudicarsi gli esemplari più belli. Come è successo nella titanica asta dedicata alle collezioni di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, battuta da Christie’s al Grand Palais di Parigi dal 23 al 25 febbraio scorsi: un nautilo montato in vermeil del 1610 circa è passato di mano per 505mila euro. Tra gli oggetti del desiderio anche le bottiglie sinuose rivestite di tessere di madreperla e ricercatissime dai collezionisti inglesi del secondo Seicento: in genere il contenitore era realizzato in India, in particolare nella regione del Gujarat, mentre i dettagli in metallo prezioso erano affidati alla perizia di orafi europei. Straordinario l’esemplare venduto per oltre 370mila euro sempre nell’asta Saint Laurent. Ma il successo di questo materiale organico come elemento decorativo nelle arti applicate ha origini ben più remote: nell’antica città siriana di Ebla (l’attuale Tell Mardīkh) si realizzavano mobili in legno intarsiato di madreperla già nel 2300 a.C., come rivelano alcuni frammenti ritrovati nel Palazzo Reale G. Da allora il Medio Oriente ha mantenuto la tradizione degli arredi dalle strutture geometrizzate impreziositi da ornati ottenuti con l’intarsio di minuti tasselli di madreperla.

In Occidente erano gli stipi monetieri del XVI e XVII secolo, templi da tavolo dagli interni ricchi di sportelli, cassetti e segreti, a esibire dettagli di madreperla, spesso colorata. Anche nel sancta sanctorum del commesso di pietre dure, l’Opificio fiorentino, la madreperla era di casa, ad accendere di riflessi scene di genere, bouquet di fiori, perfino stemmi nobiliari, come quello dei Medici Lorena della fine del ’500, secondo un uso proseguito fino al XIX secolo. Protagonista degli arredi intarsiati di André-Charles Boulle (1642-1732), l’ebanista del Re Sole, che la sposa a rame, ottone e tartaruga, è il “punto luce” di mobili e oggetti d’arte in lacca prodotti in Giappone e Cina per il mercato occidentale.

Nell’Italia del XVII e XVIII secolo sono Napoli e Palermo i due centri nei quali gli ebanisti ne fanno più largo uso, complice la vicinanza del mare, anche se una regione “terricola” come il Piemonte vanta forse il più raffinato autore italiano di intarsi in madreperla: Pietro Piffetti (1701-1777), primo ebanista della corte di Carlo Emanuele III, artefice di assoluti capolavori rococò. Nell’Inghilterra vittoriana, aristocratici e ricchi borghesi si contendono i piccoli mobili da signora in papier mâché (cartapesta modellata, cotta e verniciata a lacca) dai decori floreali inframmezzati da inserti di madreperla.

È però con il Déco che questo materiale ha un vero e proprio ritorno “di fiamma”. Basti pensare ai grandi mazzi di fiori intarsiati in madreperla e argento che sono il marchio di fabbrica della coppia di decoratori francesi Louis Süe e André Mare: celebri il cabinet, il bureau de dame con sedia (venduti a Parigi da Christie’s nel 2006 per oltre 191mila euro) e la commode del 1927, realizzati per la villa dell’attrice Jane Renouardt (1890-1972) a Saint-Cloud, nel Nord della Francia. L’accostamento di ebano makassar, scurissimo e pregiato, e tessere di madreperla disposte a formare asciutte geometrie di estrema eleganza piacque anche ad André Groult (1884-1966), mentre Marcel Coard (1889-1975) preferì usarla per esaltare superfici laccate. Il segreto di un simile, duraturo successo, esteso anche agli strumenti musicali (frequente l’uso in liuteria), risiede, oltre che nella gradevole opalescenza, anche nella resistenza e nella facilità di lavorazione della madreperla (coprente, dura, compatta, agevole da incidere e bulinare).

Un consiglio pratico. Per conservarla in buone condizioni è sufficiente non usare acidi che ne causino la decomposizione e mantenere un’umidità controllata (la madreperla è igroscopica), evitando ambienti troppo secchi, «altrimenti le tessere dell’intarsio tendono a sollevarsi a causa della cristallizzazione della colla. In tal caso», spiega Giuseppe Beretti, studioso delle arti della decorazione ed esperto del restauro dell’ebanisteria italiana del XVIII e XIX secolo, «la madreperla va scaldata nell’acqua calda per ammorbidirla, proprio come si fa con la tartaruga, per poi riapplicare le tessere dell’intarsio servendosi di una colla a base di fosfato d’ossa ». Stupefacente, se si pensa che, in fondo, la madreperla è la tappezzeria di casa di un mollusco.

 

Translation:

Mother of pearl inlays for large

[From ancient Syria to France Deco, this material

organic and opalescent has seduced the cabinet makers

from around the world due to its durability and versatility

Fabiana Fruscella

and the Renaissance, there was someone collecting he understood, and several were the Gonzaga. Bulimics in their race to the acquisition of any kind of masterpiece, imbottirono literally the Palazzo Te in Mantua galleries of paintings, sculptures, cameos, exotic objects. The latter were much sought after fashion, more and more widespread among the European courts, the Wunderkammer, the "Wonderland" rooms that all the principles worthy of the name had to show: from Ambras castle to Rosenborg until, in fact, in Palazzo Te. The Gonzaga did hoard of wonders and naturalia including even fantastic objects adorned with mother of pearl.

with silky iridescent material, but hard and tough, the nacre is made from the inside of the shells of some shellfish, especially oysters, and could not miss in the caverns of the fifteenth and sixteenth century wonder. Where they joined useful and naturalia: as the cups consist of nautilus shell mounted in silver and vermeil in goldsmiths' workshops in Hamburg, Augsburg and Nuremberg, still highly valued by collectors, ready to spend large sums to win the most beautiful examples . As it has happened in the titanic auction dedicated to the collections of Yves Saint Laurent and Pierre Berge, sold by Christie's at the Grand Palais in Paris February 23 to 25 the past: a nautilus mounted vermeil of about 1610 changed hands for € 505mila. Among the objects of desire also the sinuous bottles covered with mother of pearl tiles and sought after by English collectors of the second seventeenth century: in general the container was made in India, particularly in Gujarat region, while the details in the precious metal had relied upon the expertise of European goldsmiths. Extraordinary specimen sold for over 370 thousand euro more in the auction Saint Laurent. But the success of this organic material as a decorative element in the applied arts has a more distant origins in the ancient Syrian city of Ebla (modern Tell Mardikh) is movable realizzavano in mother of pearl inlaid wood as early as 2300 BC, as revealed some fragments found in the Royal Palace G. since then the Middle East has maintained the tradition of the furniture from geometrized structures adorned with ornaments made with inlay of mother of pearl tiles minutes.

In the West were the cabinets minters of the sixteenth and seventeenth centuries, board temples by the rich interior doors, drawers and secrets, to exhibit pearl details, often colored. Also in the inner sanctum of the hard stone, the Florentine Opificio, the pearl was home, to light reflexes genre scenes, flower bouquet, even coats of arms, like that of Lorraine Doctors of the late '500, according to a use continued until the nineteenth century. Protagonist of inlaid furniture by André-Charles Boulle (1642-1732), the cabinet-maker of the Sun King, the bride copper, brass and tortoiseshell, is the "point of light" of furniture and objets d'art in lacquer products in Japan and China to the western market.

In the Italy of the seventeenth and eighteenth-century Naples and Palermo are the two centers where cabinetmakers make wider use, thanks to the proximity of the sea, even if a "terrestrial" region like Piedmont boasts perhaps the finest Italian author of inlaid mother of pearl: Peter Piffetti (1701-1777), the first cabinet-maker of the court of Charles Emmanuel III, creator of absolute rococo masterpieces. Victorian England, aristocrats and rich merchants vie for small furniture lady in papier mâché (papier mache molded, baked and painted with lacquer) from the floral decorations interspersed with mother of pearl inlays.

However, with the Deco that this material has a real return of flame "." Just think of the big bunches of flowers inlaid mother of pearl and silver that are the torque trademark of French decorators Louis Süe and André Mare celebrated the cabinet, bureau de dame with chair (sold in Paris by Christie's in 2006 for more than 191 thousand Euros) and commode of 1927, made for the actress Jane Renouardt villa (1890-1972) at Saint-Cloud, in the North of France. The combination of Macassar ebony, very dark and precious, and pearl tiles arranged to form dry extremely elegant geometries also liked to André Groult (1884-1966), while Marcel Coard (1889-1975) preferred to use it to enhance lacquered surfaces. The secret of a similar, long-lasting success, also extended to musical instruments (frequently use in instrument making), lies not only in pleasing opalescence, even in strength and ease of nacre (opaque, hard, compact, easy to carve and chisel).

Practical advice. To keep it in good condition is not sufficient to use acids that cause decay and maintaining controlled humidity (nacre is hygroscopic), avoiding too dry, "otherwise the inlay cards tend to rise due to the crystallization of the adhesive. In that case, "says Giuseppe Beretti, scholar of decoration arts and expert restoration of cabinet of Italian eighteenth and nineteenth centuries," the mother of pearl is heated in hot water to soften it, just as you do with the turtle, then reapply the inlay cards using a glue phosphate-based bone. " Amazingly, if you think that, after all, the mother of pearl is the tapestry of a clam house.]

 

 

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